And in despite of Pharaoh fell, He brought from thence his Israel.
For his, &c. The ruddy waves he cleft in twain Of the Erythræan main.
For his, &c. The floods stood still like walls of glass, While the Hebrew bands did pass.
For his, &c. But full soon they did devour The tawny king with all his power.
For his, &c. His chosen people he did bless In the wasteful widerness.
For his, &c. In bloody battle he brought down Kings of prowess and renown.
For his, &c. He foil'd bold Seon and his host, That rul'd the Amorrean coast.
For his, &c. And large-limb'd Og he did subdue, With all his over-hardy crew.
For his, &c. And to his servant Tsrael He gave their land therein to dwell.
For his, &c. He hath with a piteous eye Beheld us in our misery,
For his, &c. And freed us from the slavery Of the invading enemy.
For his, &c. All living creatures he doth feed And with full hand supplies their need.
For his, &c. Let us therefore warble forth His mighty majesty and worth.
For his, &c. That his mansion hath on high Above the reach of mortal eye.
For his mercies aye endure, Ever faithful, ever sure.
QUORUM PLERAQUE INTRA ANNUM ÆTATIS
VIGESIMUM CONSCRIPSIT.
Hæc quæ sequuntur de Authore testimonia, tametsi ipse intelligebat non tam de se quàm supra se esse dicta, eò quòd præclaro ingenio viri, nec non amici ita feré solent laudare, ut omnia suis potiùs virtutibus, quám veritati congruentia nimis cupidè affingant noluit tamen horum egregiam in se voluntatem non esse notam ; cùm alii præsertim ut id faceret magnoperè suaderent Dum enim nimiæ laudis invidiam totis ab se viribis amolitur, sibique quod plus æquo est non attributum esse mavult, judicium interim hominum cordatorum atque illustrium quin summo sibi honori ducat, negare non potest.
Joannes Baptista Mansus, Marchio Villensis, Neapoli
tanus ad JOANNEM MILTONIUM Anglum. Ut mens, forma, decor, facies, mos, si pietas sic, Non Anglus, verùm hercle Angelus-ipse fores. Ad JOANNEM MILTONEM Anglum triplici poeseos
laurea, coronandum, Græca nimirum, Latina, atque Hetrusca, Epigramma Joannis Salsilli Romani. Ede Meles cedat depressâ Mincius urna ;
Sebetus Tassum disinat usque loqui; At Thamesis victor cunctis ferat altior undas, Nam per te, Milto, par tribus unus erit.
Ad JOANNEM MILTONEM. GRÆCIA Mæonidem, jactet sibi Roma Maronem, Anglia Miltonum jactat utrique parem.
Selvaggi.
AL SIGNOR GIO. MILTONI NOBILE INGLESE
ERGIMI all' Etra ò Clio Perche di stelle intreccierò corona Non più del Biondo Dio La Fronde eterna in Pindo, e in Elicona, Diensi a merto maggior, maggiori i fregi, A' celeste virtù celesti pregi. Non puo del tempo edace Rimaner preda, eterno alto valore Non puo
l'oblio rapace Furar dalle memorie eccelso onore, Su l'arco di mia cetra un dardo forte Virtu m' adatti, e ferirò la morte. Del Ocean profondo Cinta dagli ampi gorghi Anglia resiede Separata dal mondo, Però che il suo valor l' umano eccede : Questa feconda sa produrre Eroi, Ch' hanno a ragion del sovruman tra noi. Alla virtù sbandita Danno ne i petti lor fido ricetto, Quella gli è sol gradita, Perche in lei san trovar gioia, e diletto Ridillo tu, Giovanni, e mostra in tanto Con tua vera virtu, vero il mio Canto. Lungi dal Patrio lido Spinse Zeusi l'industre ardente brama; Ch' udio d'Helena il grido Con aurea tromba rimbombar la fama, E per poterla effigiare al paro Dalle più belle Idee trasse ill più raro. Cosi l’Ape Ingegnosa Trae con industria il suo liquor pregiato Dal giglio e dalla rosa, E quanti vaghi fiori ornano il prato ; Formano un dolce suon diverse Chorde Fan varie voci melodia concorde.
Di bella gloria amante Milton dal Ciel natio
per
varie parti Le peregrine piante Volgesti a ricercar scienze, ed arti ; Del Gallo regnator vedesti i Regni, E dell'Italia ancor gl Eroi più degni. Fabro quasi divino Sol virtù rintracciando il tuo pensiero Vide in ogni confino Chi di nobil valor calca il sentiero : L'ottimo dal miglior dopo scegliea Per fabbricar d'ogni virtu l' Idea. Quanti nacquero in Flora O in lei del parlar Tosco appreser l'arte, La cui memoria onora Il mondo fatta eterna in dotte carte, Volesti ricercar per tuo tesoro, E parlasti con lor nell' opre loro. Nell'altera Babelle Per te il parlar confuse Giove in vano, Che per
varie favelle Di se stessa trofeo cadde su'l piano : Ch’ Ode oltr' all Anglia il suo più degno Idioma Spagna, Francia, Toscana, e Grecia e Roma. I più profondi arcani Cħ' occulta la natura e in cielo e in terra Ch'à Ingegni sovrumani Troppo avara tal' hor gli chiude, e serra, Chiaramente conosci, e giungi al fine Della moral virtude al
gran
confine. Non batta il Tempo l'ale, Fermisi immoto, e in un fermin si gli anni, Che di virtù immortale Scorron di troppo ingiuriosi a i danni; Che s' opre degne di Poema e storia Furon gia, l'hai presenti alla memoria.
Dammi tua dolce Cetra Se vuoi ch' io dica del tuo dolce canto, Ch' inalzandoti all' Etra Di farti huomo celeste ottiene il vanto, Il Tamigi il dirà che gl’e concesso Per te suo cigno pareggiar Permesso.
Io che in riva del Arno Tento spiegar tuo merto alto, e preclaro So che fatico indarno, E ad ammirar, non a lodarlo imparo ; Freno dunque la lingua, e ascolto il core Che ti prende a lodar con lo stupore. Del sig. ANTONIO FRANCINI, gentilhuomo
Fiorentino.
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