Se i piè si stanno, non stea tuo sermone. (40) L'amor del bene, il qual amore sia tiepido e minore del suo dovere. (41) Qui in questo quarto girone: ritta rettamente, e giustamente si ristora, e si riduce alla sua debita misura. (42) Qui si batte il galeotto, che per suo male fu lento nel muovere il remo: Qui si purgano e puniscono gli accidiosi. (43) Intendi creatura dotata di qualche conoscimento, perchè alle creature insensate può solo attribuirsi un amor metaforico. (44) O necessario, o libero, o di necessità procedente dalla natura nel modo, che per esempio Dio ama se stesso, o procedente da libera elezione nel modo, per esempio, che un uomo ama l'altro. (45) Conforme all' assioma: Opus intelligentiae non errantis. ·(46) Qual per esempio è l'amore dell' adultero, del ladro ec. (47) Qual sarebbe d'un avaro verso la sua roba. ·(48) Qual sarebbe l'amore d'un accidioso alle di vozioni. Mentre ch'egli è ne' (49) primi ben diretto, (49) Spirituali, e celesti. (50) Terreni, e temporali. (51) Opera contro il Creatore la sua creatura trasgredendo i divini comandamenti: o pure tal amo◄ re disordinato adopera, e si serve contro il Fattore della sua fattura. (52) Conforme a i detti più volte ripetuti da S. Agostino. Boni, aut mali mores, sunt boni, aut mali amores. Talis est quisque, qualis ejus dilectio etc. (53) Mirando sempre l'amore al bene, e alla salute del soggetto, in cui egli è: amando ogni uno se stesso per natura. (54) Sicure, non essendo possibile che veruna cosa abbia in odio se stessa. (55) E perchè nessun esser creato può intendersi sussistere e conservarsi da se solo diviso e separato dall' esser primo del Creatore, da cui ha essenzial dipendenza, quindi è tolto via dalle creature, ed è loro impossibile ogni affetto, con cui Dio, come prima causa, possino odiare. Da quello odiare ogni affetto è deciso. Resta, se dividendo bene stimo, Che (56) 'l mal, che s'ama, è del prossimo: (57) ed esso È (58) chi per esser suo vicin soppresso, E tal convien, che il male altrui (62) impronti. Questo (63) triforme amor quaggiù disotto (56) Resta dunque che non potendo noi odiare, nè voler male a noi stessi, nè a Dio, se a nessuno desideriamo e vogliamo male, sia il nostro prossimo. (57) E questo amor di male, o vogliam dire odio, nasce per tre cagioni o fini nel nostro fun go, cioè non nella ragione, ma nella nostra sensualità. (58) Vi è chi ec. e questo è il superbo. (59) Vi è chi ec. e questo è l'invidioso, (60) Ed è chi ec. e questo è l'iracondo, (61) Si crucci, si sdegni per l'ingiuria ricevuta. (62) Abbia nel meditare e bramare la vendetta, il cuore e la mente improntata del male che va di segnando all' offensore. (63) Quest' amore del male di tre differenti speeie si punisce e si purga ne' tre gironi che aviamo passati, e son restati sotto di noi, nel primo l'odio nato da superbia, nel secondo l'odio nato da invidia, nel terzo l'odio nato da sdegno. Si piange: or vo', che tu dell'altro intende, Essenzia (70) d'ogni ben frutto e radice: (64) Cioè o per troppo, o per poco di vigore nel correre. (65) Sott' altro nome la beatitudine conforme a quello: Beati esse omnes volunt. (66) Apprende, e desidera. (67) Ond'è che di conseguire ec (68) E se a conoscere qual sia questo bene, o a guadagnarselo conosciutolo vi spinge lentamente un tiepido amore; questo girone qui, dove siamo degli accidiosi dopo che uno se n'è come il dovere vuole, pentito prima di morire, con proporzionato martirio lo punisce, obbligandolo a tanto più velocemente qui intorno correre senza fermarsi mai, quanto fu più pigro in conoscere e amare quel sommo bene. (69) Cioè ogni altro bene creato, ma quì intende quel bene che s'ama disordinatamente dagli avari, da i golosi, da i lussuriosi. (70) Iddio fonte d'ogni grazia, e premio d'ogni virtù. Ma, come tripartito (71), si ragiona, Tactiolo, acciocchè tu per te ne cerchi. (71) Ragionando si dimostri tal bene essere tripartito. I commentatori allegorici vogliono che Virgilio sia la ragione, e Dante il senso, onde a lui lascia che da se intenda questi tre peccati carnali, lavarizia, la gola e la lussuria, avendogli esso dichiarata la natura de' peccati spirituali, superbia, invidia, ira e accidia. Di questa divisione vedi S. Tom. 1. 2. q. 72. 22. |